“L’Amore… Senza Parole”

Una silent comedy

Da un’idea di Tiziana Confalonieri

Interpreti:

Tiziana Confalonieri – Andrea Brancone

Al Pianoforte: Claudio Gay

Direzione Tecnica : Paolo Rota

Regia di Andrea Lisco

Il cine­ma  muto dei pri­mi decen­ni del Nove­cen­to è sta­to una rivo­lu­zio­ne cul­tu­ra­le nel­la sto­ria dell’umanità.

La magia di quel lin­guag­gio ha attra­ver­sa­to i decen­ni e tri­bu­ti a tale arte non sono man­ca­ti in epo­che più recen­ti, basti ricor­da­re il suc­ces­so del film “The Arti­st” del  2011 o  il capo­la­vo­ro di Mel Brooks “L’ultima fol­lia di Mel Brooks” del 1976 il cui tito­lo ori­gi­na­le era “Silent Movie” e l’unica paro­la pro­nun­cia­ta in tut­to il film “No”, veni­va det­ta da Mar­cel Mar­ceau.

Il desi­de­rio di por­ta­re tut­to que­sto in tea­tro e far­lo rivi­ve­re “col tea­tro”, ha fat­to nasce­re l’idea di “L’Amore sen­za Paro­le” ; non è mimo, è tea­tro sen­za paro­le, una sor­ta di pel­li­co­la “viven­te” che vie­ne accom­pa­gna­ta dal­le note di un pia­no­for­te come spes­so acca­de­va alle pel­li­co­le del  tem­po, nel­le sale cine­ma­to­gra­fi­che.

Que­sto il lin­guag­gio; quan­to al gene­re, è una com­me­dia bril­lan­te che non rinun­cia alla poe­sia e al roman­ti­ci­smo. E’ una sto­ria d’amore che ori­gi­na da uno scon­tro tut­to in bian­co nero, pre­sto inter­rot­to dal ros­so del­la pas­sio­ne che tra­vol­ge, rivo­lu­zio­na, con­ta­gia.

Un clas­si­co del­la dram­ma­tur­gia , l’incontro del­le  le due metà del cie­lo, que­sta vol­ta però pri­va­te del­la paro­la , trop­po spes­so oggi abu­sa­ta, ecces­si­va, ridon­dan­te, rumo­ro­sa e riem­pi­ti­va di spa­zi in cui pos­so­no vive­re pre­zio­si sguar­di, gesti, silen­zi, sospi­ri   che inve­ce qui tor­na­no a far­si ver­bo uni­ver­sa­le dell’animo uma­no e riven­di­ca­no il pri­vi­le­gio di esse­re por­ta­to­ri di veri­tà.

La Musi­ca con­di­sce, accom­pa­gna, pre­ce­de, pre­pa­ra, sot­to­li­nea, sti­mo­la, sug­ge­ri­sce, incal­za… insom­ma pro­ta­go­ni­sta al pari degli atto­ri e del­le vicen­de.

E il Pub­bli­co potrà imma­gi­na­re le SUE paro­le par­te­ci­pan­do così inti­ma­men­te al com­pier­si del­lo spet­ta­co­lo. Un Pub­bli­co sti­mo­la­to a “osser­va­re” come non sia­mo più capa­ci di fare, nar­co­tiz­za­ti dai fiu­mi di paro­le det­te, scrit­te, abbre­via­te, muti­la­te, sna­tu­ra­te che dila­ga­no ovun­que.